Il Prodigio

Intorno al miracolo della liquefazione del sangue del santo patrono ruota la storia della città e la devozione non soltanto del popolo e dei re che nel tempo occuparono il trono di Napoli, ma anche di sovrani di altre nazioni, di papi, di uomini di chiesa e di tanti altri illustri personaggi stranieri, che di persona hanno voluto venerare le reliquie del santo.

Testimonianza di tale culto e di tali pellegrinaggi sono certamente la Cappella con il Tesoro del santo e la Deputazione della Real Cappella del Tesoro di San Gennaro 

Il fenomeno più appariscente legato al Culto del Sangue di San Gennaro è la liquefazione della materia contenuta in uno dei due sacri balsamari, l’ampolla grande, custodita nella teca del Trecento, all’interno della Casina dietro l’altar maggiore della Cappella del Tesoro di San Gennaro , terza della navata destra del Duomo di Napoli.

L’esatta dinamica dell’evento si completa per passaggio della sostanza, raccolta e contenuta nell’ampolla grande, da solida a liquida. La prima notizia del prodigio che si ripete periodicamente è attestata in una cronaca di autore ignoto che dichiara l’avvenuto miracolo per la prima volta il giorno 17 agosto del 1389 e tradizione vuole che ciò sarebbe accaduto sulla collina del Vomero, presso Antignano, laddove, sarebbe poi sorta la chiesa di San Gennarello.

Gli episodi legati al miracolo del Sangue di San Gennaro avvengono tutti in una speciale situazione di religiosità popolare, che trova il suo apice il 19 settembre di ogni anno, festa di San Gennaro, giorno solenne, rosso sul calendario liturgico della chiesa locale.

Tuttavia, la modalità consueta del miracolo caratterizzato da fortissima simbologia cristiana legata al Sangue che si scioglie, si ripete pubblicamente anche nelle date dell’anno solare fissate per l’ottava di maggio, detta festa dell’Inghirlandata ed infine il 16 dicembre, oltre al 13 gennaio data, quest’ultima, soppressa.